mercoledì 25 giugno 2014

Ex-Ospedale Psichiatrico Certosa di Collegno



"La follia è una condizione umana. In noi la follia è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere".
Franco Basaglia


Etimologia della parola Manicomio

Per gli appassionati di luoghi abbandonati un posto d'onore viene sicuramente occupato dagli Ex-Manicomi o Ospedali Psichiatrici, che a dir si voglia. Il Manicomio è un luogo che offre una miriade di spunti fotografici.
Generalmente essi sono composti da molteplici padiglioni, lo spazio è dunque ampio: strutture in rovina, scale pericolanti, corridoi lunghi e bui, seminterrati tetri, cortili trangugiati dalla vegetazione. Insomma è la location ideale per fare foto. 






E fu così che quella calda domenica pomeriggio di primavera inoltrata decidemmo di addentrarci, insieme ai nostri amici R. e D., all'interno dell' Ex-Manicomio di Collegno. 

Questa struttura ha vissuto essenzialmente due grandi passaggi: un primo da monastero dei Certosini (la certosa è sorta per volere della Madama Reale Cristina di Francia, la quale a seguito del pellegrinaggio alla Grande Chartreuse, casa madre dell'ordine dei Certosini, fece voto solenne di erigere una certosa nei pressi di Torino) al Regio Manicomio (nel 1851 il direttore del Regio Manicomio, il conte Lorenzo Ceppi, suggerì di trasferire l'ospedale da Torino a Collegno, dove i malati potessero dedicarsi anche a lavori agricoli, con fini terapeutici e l'8 Settembre 1852 il governo ordinò al Regio Manicomio di stabilirsi nei locali di Collegno) e un secondo da Manicomio a Parco cittadino (dagli inizio degli anni '90 ad oggi, numerose sono state le iniziative per realizzare la trasformazione da area sanitaria a spazio pubblico per i cittadini).

Il complesso ospedaliero ha un notevole valore architettonico poiché costruito secondo i migliori criteri dell'epoca per l'edilizia di tipo manicomiale.

Beh un piccolo accenno è qui d'obbligo. Nel 1927 il Manicomio di Collegno fu teatro della nota vicenda dello smemorato di Collegno, il famoso caso di cronaca Bruneri-Canella e riguardante la riapparizione di un uomo ritenuto disperso in guerra. L'identità dell'uomo fu oggetto anche di un procedimento giudiziario. Due furono le identità al centro della controversia e attribuite allo smemorato: da una parte quella di Giulio Canella (professore di filosofia, dato per disperso in Macedonia durante la Prima Guerra Mondiale) e dall'altra quella di Mario Bruneri (un anarchico tipografo torinese, pregiudicato che forse finse di perdere la memoria per non essere rinchiuso in galera). Ancora oggi a distanza di quasi novant'anni resta uno dei più grandi enigmi.

Il caso dello smemorato di Collegno

Quando pensiamo ad un manicomio le prime parole che solitamente vengono alla mente sono: elettroschock, pazzia, celle di isolamento, corridoi bui e anche fantasmi. A voi, invece, cosa viene in mente? Eccovi degli aiuti fotografici .....








Pur essendo una giornata di pieno sole ci siamo trovati avvolti da un'atmosfera cupa e malinconica. Attraversare quei corridoi è stato come varcare una sottile linea di demarcazione tra la realtà che fu e la realtà che è.

Beh di sicuro impatto è stato salire rampe e rampe di scale ...
...per poi ritrovarci davanti questa bianca porta fatiscente, con tanto di citazione cinematografica: omaggio al regista Stanley Kubrick e ad uno dei suoi più celebri film Shining. Che ci sia un pazzo pronto ad aggredirci con tanto di coltello dalla lama affilata, per la serie Wendy vengo a prenderti!

Ed invece no.....  solo il cadavere in putrescenza di un piccione. 

Ed ora ecco a voi i pezzi di un puzzle diabolico e disturbante, tanto per giocare con le vostre paure più recondite..... Provate a ricomporre con la vostra mente il nostro percorso! Aguzzate la vista ad ogni più piccolo dettaglio ma non temete è solo un caleidoscopico rompicapo senza soluzione.









Le sedie a rotelle ci sono apparse frequentemente, generandoci forte ansia, in quanto spesso messe in posti inusuali dove non dovrebbero esserci normalmente ....



La nostra attenzione, oltre che sui particolari più disturbanti, si è posata anche sul notare che questi padiglioni son dei veri e propri archivi-cantine dove si trova conservato di tutto e di più!

Uhm.... cosa potrà mai essere?

Qualcuno alzi il volume che non si sente niente .......



In caso di incendio....


 Per la serie facciamo un pò di pratica .....


Urge una visita oculistica....

In questa stanza è severamente vietato stare in piedi!

Molte apparecchiature sembrano essere in buono stato di conservazione.
 Molti macchinari son in attesa di andare incontro al loro distruttivo destino ed un'etichetta glielo ricorda...


Qualcuno ci ha preceduti e ha lasciato la sua firma, anzi forse meglio dire il suo video...


Concludiamo qui il nostro viaggio in questo luogo dove l'abbandono sembra trovarsi a suo agio. Camminare lungo questi corridoi e in queste stanze ci ha fatto riflettere molto. Di fantasmi non ne abbiamo sentito la presenza. Ma in fondo il fantasma non é...

Chissà che i manicomi non siano esistiti solo per arginare quella paura intrinseca che l'uomo ha che  l'altro/il diverso possa invadere la propria stabile quotidianità.


 "Non so che cosa sia la follia. Può essere tutto o niente. E' una condizione umana."
 Franco Basaglia









martedì 24 giugno 2014

L'Acciaieria Ossidata dal Tempo

Ci troviamo in una terra di mezzo, zona di confine tra due piccoli comuni della provincia di Torino, in Val Sangone (la valle alpina che si estende per circa 25 km nel Piemonte Occidentale, zona "calda" toccata dai vari progetti di alta velocità ferroviaria). Qui capita sovente, attraversando la strada in macchina, di essere rapiti dal paesaggio che la collina morenica restituisce. Ma vi sono anche aree industriali, più o meno attive.
Ovviamente il nostro obiettivo fotografico altro non poteva essere che una fabbrica dismessa: una gita fuori porta nell'ex-acciaieria. Luogo che nel dicembre del 2008 balzò ai dis-onori della cronaca locale per un rave party selvaggio a cui presero parte più di 500 giovani (appassionati di musica techno e provenienti da tutto il nord Italia) e ancor prima per il ritrovamento del corpo esanime di un'anziana scomparsa da una casa di riposo della zona.

E allora vi diamo il benvenuto......

Ad accoglierci questo maestoso ingresso che ricorda molto un'incudine nella forma. Ci è sembrato di trovarci davvero tra l'incudine e il martello :-) E chissà che non sia stata meticolosamente studiata la forma dell'ingresso principale! D'altronde quale miglior oggetto a fare da custode ad un'acciaieria se non un incudine?
L'incudine, da sempre simbolo della terra e della materia, corrisponde al principio passivo femminile (in contrapposizione al martello fecondante). Per chi non lo sapesse, nella simbologia araldica, l'incudine è simbolo di resistenza alla altrui violenza; nella simbologia massonica, invece, viene visto come una sorta di altare. E come scordare, il famoso dio romano Vulcano rigorosamente ritratto con il martello in mano e l'incudine, a voler simboleggiare il lavoro e la produttività.
Incudine
dio romano Vulcano

L'accoglienza ci viene data da questa solitaria cabina,  dove svariati anni or sono risiedeva il sorvegliante-custode, ora inutilizzata è lo specchio del fallimento della fabbrica.


La collina morenica e il cielo minaccioso fanno da sfondo a questi scheletri di cemento.
Trova l'intruso!


All'interno enormi fabbricati fatiscenti in avanzato stato di degrado. Nell'immenso vuoto di questi spazi la nostra voce tonfa e anche la goccia di umidità che cade dal soffitto origina un boato....



Una pozza come una sorta di miraggio in un deserto di cemento. L'acqua, simbolo di vita ma allo stesso tempo forza incontrollabile che causa la morte, è onnipresente.

















La vegetazione si sta facendo un lauto e gargantuesco banchetto con questi edifici.


L'edera si sta facendo strada con molta tenacia (ricordiamo che in araldica questo sempreverde indica eterna memoria e nella simbologia massonica questa pianta funebre rappresenta Dioniso e come lui simboleggia la morte rituale e la rinascita, la Luce e l'Oscurità, il colore e la freddezza).




















E quale migliore contrasto tra la bianca neutralità e la sterile freddezza delle mura e la vitalità ed esplosione di colori delle scritte e dei disegni dei graffitari. Elementi di colore post moderni che tinteggiano il grigiore moderno. Ci è sembrato di trovarci in una hall of fame abusiva e di assistere ad una mostra di spray-can art, arte della bomboletta. Pur restando piacevolmente colpiti da alcune di queste opere ed apprezzando la bravura di alcuni di questi artisti di strada non possiamo esimerci dal ricordare che si tratta di atti di vandalismo a tutti gli effetti.
A proposito di simbologia!?!



L'uscita di sicurezza "mimetizzata"






I bagni


Di traccia degli strumenti e attrezzature di lavoro utilizzate ne è rimasta ben poca ...


Coppia d'acciaio


Che dire non tutto l'acciaio è INOX!