sabato 22 novembre 2014

Villa M. - Parte terza

Che dire "il primo amore non si scorda mai" ed effettivamente nel nostro caso mai affermazione più veritiera. Siamo ritornati laddove tutto ebbe inizio.....  VILLA M.
Villa M., situata nelle colline della provincia torinese. Dopo esserci stati una prima volta in primavera e poi una seconda volta in estate, non poteva mancare la visita autunnale. E che visita!
La natura ci è venuta in soccorso regalandoci una luce e dei colori che forse ci hanno meglio permesso di apprezzare il luogo. A voi giudicare.


Emblema degli esploratori urbani, Villa M. ha una storia alquanto particolare. Nasce nel Seicento come opificio tessile per essere poi, nella seconda metà del Settecento, trasformata in dimora nobiliare. Un tempo fiore all'occhiello delle ville della provincia torinese oggi è triste assistere al terribile degrado in cui è caduta. La splendida cappella sul lato destro della Villa, il parco secolare con i suoi imponenti cedri del Libano, le splendide vigne, l'imponente facciata che sovrasta lassù sulla collina, le luminose vetrate, niente di tutto ciò resta se non nei ricordi di chi ha avuto il pregio di viverla....


























Del profumo dei parchi ombrosi non si avverte più l'essenza...

Veduta dal cortile interno
I rampicanti ricoprono sia i muri esterni che quelli interni fino ad infestare le volte affrescate. La Villa oggi non è altro che un'accozzaglia di decadenza, di erbacce, senza padroni, senza vita, ridotta a catapecchia. Infestata dalla selvaggia distruzione. Cosa resta dello scalone nobile a chiocciola, ricco di stucchi di alta perfezione artistica?






I muri, quasi tutti affrescati, oramai non sono più ben conservati a causa dell'umidità che non perdona e di una moltitudine di bombolette spray sta prendendo il sopravvento e sta ricoprendo e imbrattando le nobili stanze ricche di pitture di grande valore. (ricordiamo che le ville attraverso l'architettura e le decorazioni pittoriche davano sfoggio della ricchezza, della nobiltà e del buon gusto della famiglia proprietaria). Assistere a questo spettacolo è stato come avere una lama affilata conficcata in pieno petto.  

















Che fine ha fatto il culto della bellezza? Scenari desolati che lacerano, un turbinio di cupa angoscia. La villa peraltro ci ha rievocato molto le splendide ville palladiane. Lo stesso Palladio riteneva che la villa fosse, oltre che centro di proprietà terriera, anche luogo di salute, benessere, studio e riflessione. Non a caso la villa visse una seconda vita nel Novecento quando divenne Istituto salesiano.





Al suo interno è possibile trovare anche file di sedie da cinema: testimonianza della presenza dei seguaci di Don Bosco che sfruttarono una parte della villa per costruire un teatrino salesiano.




Oggi la Villa è diventata la tana di adolescenti dediti a riti satanici e saccheggiata dalla trasgressione e dalla inconsapevolezza, vittima della più becera e letargica insensibilità sociale e culturale. 
Villa M. attende di ritornare a vivere, di riappropriarsi della propria dignità, aspetta un ricco mecenate amante dell'arte che voglia sovvenzionare i lavori di restauro, persone che vogliano lavorare i terreni incolti e curare i giardini e le fontane. Attende di ritornare al suo splendore iniziale.




" La cultura è l'unico bene dell'umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande."

Hans Georg Gadamer



Questo post lo dedichiamo a tutti coloro che indignati dalla trascuratezza in cui perisce il nostro patrimonio artistico-culturale combattono per il recupero che esso merita. Non smettete mai di lottare!


NOTA:
Per fare queste foto e scrivere questo post ci siamo addentrati con il solo ed unico scopo documentaristico. Non sono stati effettuati atti di vandalismo, sottrazione impropria o qualsiasi altra attività che non fa parte del nostro modo di agire. Il luogo è stato visitato con il pieno rispetto e con la massima attenzione. Non si divulgheranno informazioni circa l'ubicazione del luogo onde evitare l'incrementare degli atti vandalici a cui è già tristemente sottoposto e per garantire la massima preservazione.

venerdì 21 novembre 2014

L' "Abominevole Ecomostro" delle Nevi

Quella che vi stiamo per raccontare non è una storia eccezionale: non c'è un bel finale, non trionfa il bene sul male, e non tutti vissero felici e contenti per sempre. E' invece una storia come tante purtroppo. Quella degli impianti sciistici e delle stazioni di sport invernali abbandonati è oramai diventata una routine tutta nostrana. 
Sentirete parlare di Ecomostri, di Impianti Fantasma, di Relitti del Turismo Invernale, ma la parola chiave resta sempre e soltanto una: SPRECO. 
Lo spreco non conosce stagione ne tanto meno altitudini e cime invalicabili, non ha confini ed è tutto intorno a noi. 



Quello che vi andremo a mostrare è solo uno dei tanti centri turistici dismessi lungo l'arco alpino italiano. Secondo gli ultimi censimenti si contano più di 190 impianti chiusi in Italia, molti dei quali proprio nel Nord, in Piemonte e Valle D'Aosta soprattutto. 



Ma là dove un tempo risiedeva un moderno complesso polivalente attrezzato per ospitare il turismo montano per tutto l'arco dell'anno, collocato in una struttura edilizia concepita per offrire il massimo del comfort, un centro in grado di assicurare ai villeggianti una vacanza ricca di emozioni, di relax e di sport, piste bellissime servite da sciovie all'avanguardia, servizi di tutti i tipi (supermercato, negozi, bar, sale ricreative, sale convegni), scale mobili che portavano gli sciatori su fino ai vari livelli, al solarium, alle piscine e alle piste, OGGI COSA RESTA?


La crisi del turismo invernale ci ha lasciato in eredità questo ricordo.....


Ragnatele di vetro


A cavallo degli anni '60 e '70 si è assistito ad un boom dello sviluppo degli sport invernali che è stata poi la principale causa dell'urbanizzazione della montagna. Per fare fronte alla crescente affluenza di sportivi e turisti mordi e fuggi sono state create dal nulla nuove stazioni turistiche montane come questa. Adesso ci troviamo di fronte al degrado completo e totale, detriti e rifiuti ovunque, ampi spazi svuotati, una tomba in ferro e cemento in un cimitero di occasioni sprecate.






La chirurgica freddezza dell'ambiente è l'aspetto predominante di questo Ecomostro un tempo meta di turisti desiderosi di evadere dallo stress cittadino, ora preda di vandali che, come testimoniano i nostri scatti, ne hanno fatto un succulento banchetto. Infissi interni ed esterni asportati, vegetazione che sta invadendo il complesso, garage enormi pieni di stalagmiti, parti di tetto crollate, il tutto ci ha lasciato una sensazione di malinconica amarezza che ci ha accompagnato durante tutta la nostra permanenza.






La zona della palestra, dove un tempo era possibile ritrovare il giusto equilibrio fisico e pensare alla cura del corpo. Adesso non resta alcuna traccia di tutte le attrezzature che servivano per fare body building, stretching ecc.....



Bagni.



Scale mobili dominatrici assolute degli ambienti. pensare che un tempo lavoravano a pieno ritmo per trasportare i turisti nei vari livelli.













Oltre alle scale mobili, numerosi tunnel collegano le diverse aree della struttura, delle più svariate forme come quello esagonale, molto caratteristico.







Per chi non ama le scale è possibile anche optare per l'ascensore, ma un esplicito ammonimento mette in guardia dal farlo....



E come potevano mancare gli sci nei nostri scatti: sci accatastati l'uno sull'altro in cantine-deposito e sci disposti ordinatamente in verticale.







Quel vecchio e solitario scarpone blu e nero....



Perché anche l'abbandono conosce un suo ordine...



In molte stanze il buio e i pochi e piccoli squarci di luce non consentono di vedere bene ma creano atmosfere molto inquietanti e claustrofobiche, un esempio ne è una delle celle frigorifere in cui ci siamo imbattuti. 








L'umidità sta invadendo le diverse aree del deserto complesso e la muffa crea degli effetti di sicuro impatto visivo e di grande resa fotografica.







Il centro era dotato anche di cinema, supermercato e piscine ora solo una forte desolazione che si tocca con mano dentro questa scatola di cemento lunga un centinaio di metri.











La parte superiore della struttura ci ha fatto un'inaspettata sorpresa, un'incantevole camino a cielo aperto.... Ebbene si, il tetto è quasi del tutto crollato e non resta che godersi il panorama fuori.













Al di fuori del faraonico centro turistico ci siamo imbattuti in seggiovie fantasma sospese nel nulla e metri di fune d'acciaio che oscillano nel vuoto senza vedere più sciatori.








E poi il gatto delle nevi, il signore dei veicoli a motore per muoversi sulla neve.






Diversi dettagli hanno catturato la nostra attenzione: gli impianti di areazione, le cabine elettriche con i fili recisi, una timbracartellini logora antesegnana delle più moderne badgiattrici, un megafono impolverito.








Sicuramente quassù l'ispirazione ti entra nel naso e si inizia a respirare la storia del posto. Quassù dove la bellezza nasce tutta dalla natura, le montagne sfigurate da colate di cemento sono ora tristi spettatrici di questo film. 



" Sulle montagne si trova la libertà! Il mondo è perfetto ovunque, salvo quando l'uomo arriva con i propri tormenti "

Friedrich von Schiller



Questo post lo dedichiamo ai nostri amici A.e M. che ci hanno accompagnato in questa avventura e poi lo dedichiamo a tutte le montagne poiché ogni cima racchiude in sé una storia, costellata di speranze ed emozioni, e soprattutto di bellezze naturali irripetibili.


NOTA:
Per fare queste foto e scrivere questo post ci siamo addentrati con il solo ed unico scopo documentaristico. Non sono stati effettuati atti di vandalismo, sottrazione impropria o qualsiasi altra attività che non fa parte del nostro modo di agire. Il luogo è stato visitato con il pieno rispetto e con la massima attenzione. Non si divulgheranno informazioni circa l'ubicazione del luogo onde evitare l'incrementare degli atti vandalici a cui è già tristemente sottoposto e per garantire la massima preservazione.